APRILE 2020 INTERVISTA A "XENA ZUPANIC" A CURA DI ALESSIA MARANI

Ciao Almax Friends! E' un vero piacere ospitare in intervista con noi "XENA ZUPANIC" famosa ed istrionica icona televisiva e fonte ispiratrice di tanti personaggi dello spettacolo che si sono avvalsi della sua immagine facendone una vera e propria musa. 

Xena Zupanic è un'artista a tutto tondo: attrice, modella, fotomodella, regista e performer. Nasce in Croazia ma vive a Milano, città che le ha conferito fama e notorietà. I suoi studi filosofici le hanno donato grinta e drammaticità. Mai banale, Xena ha ha lavorato fra le tante collaborazioni,  con Harald Szeemann in "Xena & her foolish wives", in "Future is at Balkans" al Tanzquartier di Vienna e in "Blood & Honey", al Sammlung Essl Museum di Vienna. Ha partecipato a MarKette di Piero Chiambretti col quale ha continuato a collaborare per lungo tempo. Attualmente si occupa di arte e letteratura.

Ciao Xena, com'è iniziato il tuo percorso verso la notorietà?  Ciao Alessia. All’inizio fu l’organo e la musica sacra. Mi portarono verso le alte vette metafisiche, dalle quali precipitai sul palcoscenico di un teatro, tutto terrestre. Urlai. Mi sentirono le antenne televisive e finii nell’etere nazionale. Altalena.

Quali sono state le icone di riferimento?  Le icone splendono nel buio della Notte mondiale, mentre la mia opacità cerca sempre le nuove finestre solitarie, senza il protagonista. Mentre navigo nel buio, la tempesta cosmica butta giù i miei fari, lungo il tragitto: Carmelo Bene, David Bowie, Ingmar Bergman, Andrej Tarkovskij,  Emil Cioran,  Friedrich Nietzsche. A Torino vedo Nietzsche, abbracciare il cavallo.  Navigando nel buio divento il bambino, l’animale incompreso.

Come senti la tua notorietà?  Non ho ancora preso la nota della mia notorietà. E’ noto che a noi stessi siamo ignoti. I dotti, veramente dotati, producono il buon prodotto. A buon cavallo non manca sella.

Che opinione hai a riguardo del panorama artistico in Italia? L’arte odierna in Italia è come il latitante mafioso che:"Nessuno l’ha visto, ma lui non smette di fare il denaro dietro le quinte".

Cosa debbono fare gli esordienti per il raggiungimento dell'agognata fama? Gli esordienti devono farsi le ossa. Meno spazio, più fatica; le ossa così diventeranno più grandi, spingendo quelle più minute. Così guadagnano lo spazio, diventando gli esordienti con i denti. Noto tanti natanti noti che nuotano con sicurezza e naturalezza con tecnica ben collaudata, eleganti, felicemente coscienti, convinti di abitare il futuro abitabile. Paradossalmente proprio loro si rendono conto che il tempo stà esaurendosi, tempo diventato inqualificabile, tempo  con infiniti, eterni volti saturi di tratti demoniaci. Il loro nuotare eroico, il loro traguardo intravisto in sogni lucidi è un'impresa titanica, fuori dal comune: diventare eterni, non dimenticabili. Non cadere nell'oblio cancellati, divorati dai infiniti, demoniaci volti di un tempo senza pietà“.

Il tuo primo provino? Il mio primo provino venne fatto da Piero Chiambretti per la trasmissione “Markette”e fui costretta a farlo. In quel provino mi esibii per più di un’ora (forse anche due), fecendo tutto ciò che in Italia appariva ancora inconsueto, fuori dall'ordinario. Chiambretti richiamò tutta la sua produzione per venire a vedere me ... quello strano e raro animale ... L’urlo primordiale. Io non volevo lavorare in televisione ma Chiambretti insistette talmente tanto che alla fine fui costretta a cedere. Piero era veramente intenzionato a cambiare la semantica televisiva. Mi invitò a nozze. A me sicuramente fece Bene urlare tutti i giorni. Scrissi anche un libro “Markette siamo alle strette”, un dizionario ragionato parafilosofico sub specie aeternitatis su markette. Markette con la Kappa, KENOSIS con la Kappa, kaput mundi su un lembo di terra stretto, dove ogni movimento produce l’ampliamento di una gloria inesistente. Ogni gloria va svuotata, annichilita, ogni libro nullificato con una stretta, con un morso eterno, vampiresco.

Rapporto con i fan? With my fans I am feeling like inside of a fan oven.  Traduco: Con i miei fan mi sento dentro un forno a ventaglio.

Più soddisfazioni o più delusioni inseguendo la televisione? Chi insegue la televisione è un patentato coglione! (ops … so sorry …) ... Chi insegue la televisione inciampa nella delusione. Non voglio essere elusiva. Mi escludo dalla televisione per inciampare nella soddisfazione.

Credi nella notorietà Italiana?  Credo nell’Italia ignota. Una volta destata e sfruttata, cadrà nella notorietà ignota.

Parlaci della "GUERRILLA" che stai tenendo da anni con Stefania Morici. Guerilla: I tempi odierni, carraterizati dalla frammentazione eccesiva della realtà che una volta diventata “liquida”, fluibile, senza un principio metafisico portante, induce l’individuo a considerare il proprio corpo come un fatto “compiutamente bio technico e bio-politico” e “come tale smontabile e rimontabile, senza più alcun riferimento alla sua unicità inviolabile”. Il corpo così perde la sua “sacralità” e il singolo individuo diventa una “differenza senza identità”. In una società dove il capitalismo techno-nichilista ha reificato tutte le cose e dove regna la persuasione che tutto è comprabile e vendibile sotto il sole, porta di consequenza a considerare la donna come un “oggetto debole”, manipolabile. L’energia sessuale, L’Eros sovrano mercificato in tutte le salse sofisticate fino all’ inverosimile, si presenta come il mezzo più potente, idoneo alla sottile assoggettazione della donna e la sua dignità. La liberazione della donna diventa così una guerriglia quotidiana, indispensabile. Il compito di responsabilizazzione della società, lo sforzo di darsi un senso più alto, un nuovo immaginario della libertà, deve essere la quotidiana lotta di ogni singola donna. La violenza latente e quella apertamente quotidiana, vanno individuate e con tutti gli strumenti sociali combatutte. Liberiamoci dentro, liberiamoci fuori, siamo le donne con i nostri valori!  

Da sempre combatti con le donne e per le donne, riportiamo qua di seguito la tua "lettera speciale dedicata al mondo femminile":

LETTERA A TE, DONNA.

"Non ti ascoltava nessuno e tu per prima non udivi te stessa.

Le tue oscillazioni interne erano mute, le eccitazioni mutilate, sospese nell’incertezza di un corpo smarrito. L’udire è un vedere all’interno, la coscienza più internamente interna di tutte le coscienze. Con il lembo esiguo, appena vegeto della tua anima inanimata, sentivi: il tuo dire è taciturno, l’udire divorato, il discernimento distorto fino alla degradazione cosmica dell’energia intima, una colpa personale non perdonabile.

Notavi il tuo corpo smunto, opaco, profanato fino alla malvagità, un microcosmo disgiunto dal macrocosmo, una materia sottile privata d’ogni traccia di una nobiltà celeste. Un corpo caverna, un nascondimento, una chiusura senza fessura, senza luce alcuna.

Eri spenta: nessuna eterna unità che s’incendia diventando l’Amore perché vi (ve) non era qualcosa da amare.

Eri dannata: il tuo fuoco amoroso staccato dall’unità salvifica ha perso la sua proprietà. Dove era il tuo lampo di splendore che ha l’origine nel contatto tra la grande asprezza angoscia e l’unità?

L’unità è dolce e silente, l’asprezza dura irrequieta è terribile, una base della pena.

Mi visiti nel sonno: le tue mani bianche, esangui, come le (i) lenzuola funebri, protratte verso il mio viso pallido, provengono da un altro mondo, dal mondo dei morti viventi, indifferente alla luce diurna. Mi sveglio di soprassalto e sento la tua ferita a sanguinare. Lievemente alzi le mani in alto senza proferire alcuna parola. La monade muta, dedita alla vita mai vissuta.

Percepisco il tuo cuore in alto, il viso emaciato, le labbra tumefatte e i battiti deboli, come la pioggia timida, primaverile. I tuoi occhi scrutano il senso della parola tra le mie labbra, la parola che vuole incarnarsi, diventando il tuo sostegno ultimo. La proferisco mentre mi guardi stupefatta, come se fossi una divinità scesa dall’alto.

Il sonno. Il sonno di nessuno sotto tante palpebre.

Perché Dio fece scendere su Adamo un sonno profondo quando estrasse la donna dalla sua costola? Perché il primo uomo fu un assassino? Perché il primo uomo, nato da una donna, fu un assassino?

 La tua presenza e il mio sogno: crescono, lunule bianche sotto le tue unghie di madre perla a dismisura, il tuo seno straripa travolto dal latte celeste, interminabile. Le lunule piene come le mongolfiere sature di elio, l’Helios greco, alzano il tuo corpo straziato. Via, via da qui! Altri sentieri, altre vite sbocciano.

Ti ho lasciato una rosa, una rosa senza un perché, bianca o rossa? 

“Chi sono?” – mi domandavi. “Che cosa voglio veramente?”

Essere niente in mezzo alla gente, o niuno al perenne digiuno?

Ti ho lasciato una rosa, una rosa senza un perché e tu, donna, mi scivoli accanto. 

Raggio di un ago e di orchestre tempestose

Albero della gomma

Favo inchiodato al soffitto della sera 

Casa di spettri a forma di guanto

Lingua di fuoco di un fiammifero e linguetta

Di bilancia

Abbeveratoio della luna

Ti ho lasciato una rosa. Bianca o rossa?

Una rosa che non ti sveglierà mai." 

Sogni nel cassetto? Vedere la luce permanente. La complessità eseguita sinteticamente. Aspetto la Phonè di venire a svegliarmi dall’illusione di non essere viva.

Progetti futuri ed aspettative? Una Rock – Opera, dove il soggetto inspirativo è Carmelo Bene.