OTTOBRE 2020 INTERVISTA E RECENSIONE PER " ANTONIO GERARDO D'ERRICO " A CURA DI ALESSIA MARANI

Ciao Almax Friends, ho il piacere di presentarvi Antonio Gerardo D'Errico, uno scrittore a tutto tondo con un nuovo libro " IL VIRUS DELLE VERITA' " davvero interessante ed accattivante, da non perdere!

Antonio Gerardo D'Errico si laurea nel 1986 in Scienze Biologiche all'Università Statale di Milano, con una tesi sperimentale sul dosaggio dell'enzima G6PD in soggetti portatori di anemia emolitica. Dopo la laurea si dedica all'insegnamento e comincia a scrivere per il Teatro.

Nel 1990 il suo atto unico Silvia, l'amore dei trent'anni è messo in scena al teatro Olmetto di Milano. Frequenta nello stesso anno un corso di scrittura per autore televisivo, retto e condotto da Gustavo Palazio, collaboratore di Paolo Limiti.

L'attività teatrale di Antonio Gerardo D'Errico trova una serie di pubblicazioni presso la collana di Teatro dell'editrice Elle Di Ci. Si fa promotore nello stesso tempo di laboratori teatrali presso il carcere Le Vallette di Torino, dove agenti e detenuti mettono in scena alcune delle sue prime produzioni scritte, cimentandosi l'autore stesso nei panni di attore e regista. La compagnia teatrale sostiene l'opera di Don Innocenzo Ricci, un prete torinese impegnato nel recupero di ragazzi caduti nella spirale della droga. Parte il progetto denominato Carovana della Speranza che vede coinvolta la compagnia in un tour itinerante al fianco del sacerdote. Partecipano anche a festival che li portano fuori dai confini regionali.

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Nel 1998 riceve il premio Grinzane Pavese per il romanzo Testimoni d'amore edito dall'editrice Elle DI Ci, con il sostegno del Gruppo Abele di Don Ciotti e un commento critico in quarta di copertina di monsignor Luigi Bettazzi.

Dal 2000 fino al 2004, Antonio inizia una collaborazione con l'attore e poeta Donato Placido, dando forma a una serie di scritti come romanzi, sillogi poetiche e sceneggiature per il cinema e il teatro. Nel 2000 danno alle stampe il loro primo lavoro realizzato insieme come coautori, il romanzo Montalto. Fino all'ultimo respiro, diario sentimentale. 

Nell'agosto 2018 viene premiato per i suoi lavori nell'ambito della rassegna del gran gala delle Eccellenze irpine, organizzato dal Comune di Monteverde e la proloco.  Vedi Wikipedia

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Ciao Antonio Gerardo, benvenuto su Almax , è un piacere poterti ospitare! Grazie a voi!

Come ti sei avvicinato alla scrittura?  Non sono incuriosito dalle cose che non conosco. Mi suscita interesse quanto è a me già noto, perché mi appartiene, mi costituisce, torna nei momenti intimi, quando i miei pensieri sono volti alle mie profondità. Il mio tempo lo trascorro a guardare dentro di me, per cercare di cogliere il senso della mia presenza, del perché sono al mondo, della necessità delle mie azioni, della necessità delle azioni che devo riservare agli altri. Il pensiero degli altri è un interesse che occupa la mia mente e il mio spirito. Io vivo per gli altri, altrimenti non avrebbe valore la mia parola, il mio bene, le mie attenzioni, la mia delicatezza, la mia gentilezza. Il mio essere passa attraverso tutte queste azioni. La parola è un richiamo perché possa instaurare con l’umanità che mi circonda un legame di valore. Questo è anche il senso della mia scrittura.

Il tuo percorso?  Ogni cosa che mi riguarda è interiorità. Anche il mio essere esteriore è intimo. Il mio percorso passa attraverso il richiamo dello spirito e la parola è evocazione di mondi che si avvicinano o si allontanano a seconda del bene necessario.

Di cosa tratta la tua pubblicazione?  L’ultima pubblicazione, che uscirà a fine ottobre o inizio di novembre, è un volume sul Covid che si avvale delle testimonianze dei professori Gattinoni, Pregliasco, Ascierto, del dottor Claudio Maffei e dell’esperienza del dottor Gianluigi Spata. Oltre ad aver esercitato negli anni le mie facoltà narrative in ambito letterario ho sempre mantenuto un legame con l’indirizzo dei miei studi scientifici che ho compiuto all’Università di Milano. Sono laureato in biologia e quindi la pandemia è stato un momento fondamentale di richiamo, dove ho sentito il bisogno di fare chiarezza su un evento che ha rivoluzionato le esistenze delle persone di tutto il mondo. C’era e c’è molta varietà di vedute sull’argomento, dal mio punto di vista mancava un libro che riportasse chiaramente il dibattito sulle verità dei fatti. Il libro si intitola Il virus delle verità, uno sguardo sulla pandemia, edito dall’attento e scrupoloso editore Santelli. Il perché del titolo è intuibile.

Come nasce un tuo scritto? Da dove trai spunti? I miei libri sono l’esito di come sento la vita, quella che scopro dentro di me e intorno a me. È la nostra umanità che mi sprona con le sue manifestazioni: paure, entusiasmi, stramberie di ogni tipo. Un’umanità che ho visto cambiare negli anni, passando dall’essere una società rurale poco più che analfabeta, riguardo al suo grado di scolarizzazione, ma ampiamente colta relativamente alla conoscenza dei sentimenti umani, a una società svincolata da ogni dovere, che reclama diritti, fino a credere che si possa perfino nuocere contro chi percepisce diverso da sé. Nonostante tutto è una società da rieducare al bene, in cui bisogna avere fiducia. Nonostante tutto. Nonostante la sfiducia che le sue azioni ispirano. Ma perdere la fiducia significa morire in anticipo, prima che sia giunta la fine. Io credo nella vita e nelle azioni che salvano. Credo nelle azioni salvifiche prima che nelle parole, che a volte rimangono solo parole. Credo nelle parole che hanno peso, come se fossero vive, piene di spirito. Ci si salva se si tende al bene, se di bene è piena la vita propria. Tutto il resto è una logica conseguenza, nel bene e nel male.

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Cosa pensi dei concorsi editoriali? Tu cosa pensi? Che cosa si può pensare? È un gioco che si prende un po’ troppo sul serio, in cui c’è chi crede di poter vincere su un altro, che percepisce perdente. Ti sembra serio tutto questo? Per me non è serio. Poi, però, ci sono concorsi editoriali in cui vince qualcuno che è bravo. Non è forse il più bravo, ma è di sicuro meritevole e degno di nota. Io credo in ciò che ha merito. E visibilmente ciò che merita si nota. Credo in questo.

Una soddisfazione? Tutto quello che faccio mi dà soddisfazione, anche se non mi porta necessariamente notorietà, successo. A me non importa il successo. Mi interessa il bene, degli altri al pari del mio. Aprire gli occhi e sapere di essere parte del mondo, insieme a particelle di ossigeno, di azoto, di carbonio per me è stupefacente. Stupefacente è la vita coi suoi misteri, che non sempre ci fa vivere bene. Ma il nostro bene non è l’interesse del mondo. Il nostro bene deriva anche da noi. Poi ci sono i furbi, i miseri di spirito, i rancorosi, i beceri. In cui nessuno si riconosce come tale. Gli stessi protagonisti non hanno di sé l’immagine che li identifica. Bisogna guardarsi dentro, con onestà, e riconoscersi per ciò che si è e non per come si crede di apparire.

Qualche sassolino nella scarpa? No, questo no. Bisognerebbe avere le scarpe rotte. E le scarpe rotte mi mettono malinconia. Mi fanno pensare a certe scene del film di Ermanno Olmi L’Albero degli zoccoli, a quelle sere fredde e scure, alle case spoglie, alla voce strozzata dalle preoccupazioni. Ma, a parte ogni cosa, metafore come scarpe e sassolini non appartengono al mio modo di sentirmi vita, di essere umanità, essere sentimento e elevazione d’animo e di pensieri.

Sogni nel cassetto? I sogni appartengono alla notte profonda. Io vivo il giorno e alla luce del sole affido i miei desideri, mentre il volto si illumina di calda luce. Un piacere così mi ripaga di tutte le fatiche affrontate o da affrontare.

Credi nell’editoria italiana?  Certo che ci credo. Non sono intenzionato però a essere editore di me stesso, quindi non credo in quelle pubblicazioni che richiedono che l’autore faccia anche l’editore. Non sono portato a fare il lavoro di editore. Credo che sia un lavoro serio ma difficile, in cui bisogna impegnare molte risorse. Ho sempre affiancato gli editori che hanno creduto nei libri che ho proposto loro, e il nostro rapporto è durato fino a quando ci ha soddisfatto reciprocamente. Quando ho notato un certo dubbio mi sono allontanato all’istante. Credo in ciò che faccio e ho fiducia nel lavoro che fanno gli altri. Ne ho rispetto più di tutto.  Allo stesso modo ho rispetto di me stesso e del rapporto che instauro con chi mi incontra, per un motivo o per un altro. Porto con me un ottimo ricordo di molti editori con cui ho instaurato un rapporto di reciproca considerazione. Ma non si può andare d’accordo con tutti, specie quando le condizioni di partenza non sono chiare. Per me bisogna diffidare di chi dice sempre di sì, perché a volte è necessario dire no, almeno quando le richieste sono assurde.

Progetti futuri? Per il futuro ho pronto un altro libro che uscirà nella primavera del 2021, edito sempre dall’editore Santelli. Racconta di storie vere, di vite vere vessate da una giustizia che non è sempre giusta. Ho raccolto le testimonianze di persone perseguitate da appartenenti alla magistratura che non hanno reso un servizio allo Stato, ma i loro atti sono la negazione della legge e dello Stato, tanto da essere considerati scandalosi all’interno di atti giudiziari che li vedono indagati per corruzione, avendo intrattenuto scambi con uomini della malavita organizzata. Uomini che hanno devastato la vita di persone oneste con la loro supposta azione legale. L’uso ingiusto della giustizia è il titolo. Vuole essere una dedica alle tante vite innocenti perseguitate dall’arroganza, la protervia e la devianza di certi giudici che esercitano la loro volontà di essere fuori dall’etica di una legge giusta. Naturalmente, oltre ogni realtà , modi di essere e di percepire la vita, rimane sempre il piacere di sperare in un nuovo incontro che porti in ognuno una nuova fiducia. Voglio ringraziare la redazione del Magazine di Almax per avermi dato spazio e la possibilità di manifestare i miei pensieri. Un saluto particolare ad Alessia Marani che ha saputo suscitare con le sue domande la mia curiosità.  Resta il mio auspicio che la Vs realtà cresca e sia una voce importante per il presente e per il futuro. Antonio G. D’Errico .

Grazie da Almax Magazine per la cortesia e disponibilità. Con affetto e stima!