LUGLIO 2020 INTERVISTA A " STEFANO SCIACCA " A CURA DI ROSALINDA DI NOIA

Testo di Rosalinda Di Noia e Foto di Archivio

Ben trovati amici di Almax Magazine, da Rosalinda Di Noia!

Come avrete notato nella mia rubrica spesso è frequentata dal mondo della letteratura e soprattutto mi piace molto cambiare genere e scoprire qualcosa di nuovo che non sia sempre il solito autore o tipo di libro. Ancora una volta ho scelto qualcuno che ci porta nel mondo del noir che tra l’altro è anche uno dei miei generi preferiti.

Questo mese, come ospite della mia rubrica, abbiamo Stefano Sciacca, che ci presenta il suo ultimo libro dal titolo “L’Ombra del Passato”.

Ma andiamo ad approfondire la sua conoscenza, con questa bella chiacchierata che ho fatto proprio con lui dove scoprirete che è un’artista a tutto tondo.

RDN: Ciao Stefano, grazie di essere qui con noi e benvenuto!

SS: Ciao Rosalinda e grazie a voi!

RDN: Come è nata la passione per la scrittura?

SS: È nata durante gli anni universitari, quando mi sono cimentato nella redazione di alcuni articoli di dottrina giuridica. So che non è il più poetico dei colpi di fulmine, ma quell’esperienza, per quanto arida dal punto di vista letterario, è stata l’occasione per comprendere che provavo uno strano e sconosciuto piacere nel dare vita a un’idea attraverso le parole scritte sulla pagina. Parole meditate, pesate, scelte con estrema cura, a ciascuna della quale, rileggendole in seguito, mi scoprivo legato da un certo trasporto. Era come osservare la mia immagine riflessa in uno specchio, anche se si trattava di marchi, brevetti, concorrenza sleale o diritto d’autore … sì, perché mi sono laureato proprio con una tesi sul diritto d’autore! A pensarci bene, forse, cullavo già la prospettiva di compiere il salto dalla pratica del diritto all’esperienza autoriale.   

RDN: Prima ancora di diventare scrittore ti sei laureato in giurisprudenza e hai collaborato con diverse riviste giuridiche parlaci di questa esperienza…

SS: In effetti, note a sentenze e approfondimenti giuridici sono stati il primo banco di prova della mia inclinazione a scrivere. Un tipo di scrittura che implicava innanzitutto studio della materia, ricerca e selezione delle fonti, individuazione di un problema, elaborazione di ipotesi e tesi. Con una certa soddisfazione, ho sempre firmato i miei contributi, giacché essi non si limitavano mai a una mera descrizione della fattispecie, a una semplice ricognizione della disciplina applicabile al caso specifico o alla rassegna della giurisprudenza disponibile sull’argomento, ma assumevano sempre un taglio critico e molto personale. Da lì il passo è stato breve, in seguito, quando ho applicato il medesimo approccio alla critica cinematografica.  

RDN: Quali sono gli scrittori o autori da cui prendi spunto?

SS: In verità, io traggo spunti da contesti assai differenti tra loro: pittura, teatro, cinema, letteratura. Ogni espressione artistica nasconde dietro di sé un mondo e offre la possibilità di affacciarsi su orizzonti inattesi e inesplorati. Amo molto gli studi interdisciplinari. Lo storico e critico dell’arte Mario De Micheli, per esempio, mi ha svelato l’intima natura dell’arte sociale, la stretta relazione tra la tragedia moderna dell’artista e le contraddizioni che lacerano la società borghese. In Balzac e Dostoevskij, nei fratelli Mann e Pirandello, in Jack London e Francis Scott Fitzgerald ho trovato la prova vivente di questa insanabile contraddittorietà. Ma, del resto, ogni epoca ha avuto la sua deriva moderna: e così non meno attuali (o inattuali per dirla secondo l’espressione di Nietzsche!) sono risultati Seneca e Lucrezio, Dante e Shakespeare.

Lombra del passato cover

RDN: Nella tua carriera di scrittore hai all’attivo svariate pubblicazioni tra romanzi e saggi… quale tra i due tipi di libri appartengono di più al tuo gusto nel caso fossi tu dalla parte del lettore?

SS: È una domanda molto stimolante, ma difficile. Dirò, però, che nella mia esperienza il modo di procedere è simile. Quando lavoro a un romanzo non posso comunque fare a meno di compiere un attento studio preparatorio. Allo stesso tempo, quando scrivo un saggio non riesco a immaginarlo troppo accademico, soffocato di note e riferimenti bibliografici, ma tento di renderlo più discorsivo, quasi narrativo. E così si potrebbe dire che i romanzi non sono solo romanzi e i saggi non sono, per usare un gioco di parole, troppo saggi – piuttosto sono curiosi. Spesso lavoro sui due fronti in parallelo e, se recentemente la problematicità della modernità è stata al centro delle ricerche svolte per Prima e dopo il Noir e Sir William Shakespeare, buffone e profeta, le conclusioni alle quali sono approdato sono dilagate anche attraverso L’ombra del passato e i due romanzi successivi ai quali ho lavorato e lavoro tutt’ora, Mephisto Walzer e Un uomo non comune. Questo perché lo scrittore è sempre lo stesso, anche se deve dosare in misura diversa, a seconda delle circostanze, fantasia e critica. Ma l’obiettivo della sua attività resta il medesimo: sfogare sé stesso, condividere con gli altri.      

RDN: La tua prima pubblicazione è il romanzo “Il Diavolo ha scelto Torino” parlaci di esso… Come è nato? Cosa ti ha spinto a scrivere il tuo primo libro?

SS: Bisogno di sfogo e speranza di condivisione. È tutto lì. E poi la tentazione di realizzare una trama e, magari, impegnarmi in qualche riflessione, meditando sul cinema espressionista tedesco, sulla psicoanalisi e sulla pretesa scientifica di vincere ogni istinto attraverso la ragione, sulla lotta tra bene e male, tra ambizione e modestia, tra successo e amore, sulla frustrazione del tiranno e sulla scoperta che, in realtà, l’impulso alla tirannia non appartiene solo ai titani dei tempi di Weimar o dei film di Welles, ma si nasconde, pronto a prendere il sopravvento, in qualunque individuo. In qualunque piccolo borghese comune, proprio come me.

RDN: Tra i tuoi saggi pubblicati ce ne sono due in particolare che hanno attirato la mia attenzione: “Fritz Lang, Alfred Hitchcock: vite parallele, Falsopiano” e “Sir William Shakespeare, buffone e profeta” cosa ti ha spinto a dedicarli proprio a loro? Puoi anticiparci esattamente di cosa parlano, o meglio ancora l’argomento trainante?

SS: Darò qualche anticipazione, in cambio della promessa di aiutarmi a resuscitarli! Mi riferisco ai libri, ma naturalmente sarebbe ancora meglio resuscitare i maestri ai quali essi sono dedicati e con i quali, se solo potessi, mi perderei a chiacchierare come si fa tra vecchi amici. Tre autori che mi hanno segnato e ai quali ho inteso rendere un omaggio, come emerge chiaramente, in entrambi i casi, sin dal titolo. Ma un altro elemento comune, meno evidente, eppure più importante, è la ricerca di intersezioni: tra il cinema di Lang e quello di Hitchcock – in un caso; tra la vita e l’opera di Shakespeare e quelle di tanti altri intellettuali e artisti della modernità – nell’altro. Se Shakespeare fu più impresario che drammaturgo e, agli albori della modernità, visse sulla propria pelle la tragedia moderna dell’artista, costretto a considerare le opere del proprio ingegno alla stregua di volgari merci, Lang e Hitchcock furono costretti a fare conti ancora più severi con le vendite, gli incassi e la pubblicità. E, nel campo dell’arte e dell’intrattenimento, la pubblicità maggiore è quella assicurata dai premi della critica. Ebbene, tra tante intersezioni che si possono individuare nelle loro carriere di cineasti, ce n’è una che dovrebbe chiarire qual è lo stato dell’arte: tanto Lang quanto Hitchcock non hanno vinto nessun Oscar alla regia. Ma si sa, non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace!  Ma, in tempi nei quali la pubblicità e i concorsi artistici sono più sacri della Verità, si tratta di una circostanza che fa riflettere almeno quanto l’accoglienza riservata da Pirandello alla notizia dell’assegnazione del premio Nobel: «pagliacciate»!

Stefano Sciacca 4

RDN: Le tue opere ti hanno permesso di toglierti svariate soddisfazioni a livello nazionale, quale fra le tante porti nel cuore?

SS: Sei davvero troppo generosa nei miei confronti. Personalmente non riesco a esserlo altrettanto. Mi dico piuttosto che la strada da fare è lunga e irta e gli errori commessi, durante il cammino, molti; addirittura troppi, se confrontati con i pochi passi effettivamente mossi. Non ho ancora raggiunto il mio obiettivo di condivisione. I miei libri non hanno viaggiato quanto avrei sperato, non sono entrati nel numero di case, di teste e di cuori che mi auguravo di raggiungere e abitare. Ma magari, con la notorietà di un giovane e brillante romanzo, potrebbero tornare alla ribalta anche le vecchie glorie!

RDN: Tra le tante cose realizzate hai trovato anche spazio nel mondo del cinema per il quale hai scritto una sceneggiatura “Suicidio allo Specchio” parlaci di questa esperienza…

SS: Suicidio allo specchio, del quale sono coautore insieme al mio fraterno amico Claudio Artusio, è arrivato tra i finalisti del ToHorror Film Fest 2018 nella sezione dedicata alle sceneggiature di cortometraggi. E si è trattato di un risultato molto importante e sorprendente: importante perché significa che gli addetti ai lavori ci hanno presi in considerazione in quanto sceneggiatori, sorprendente perché il soggetto non era poi così orrorifico. Comunque è stata un’esperienza molto bella e gratificante: il confronto con Claudio, insieme al quale gestisco un canale YouTube sotto il nome di Valiant (https://www.youtube.com/channel/UCLzo74hzOGDOg0Q6gpGpFaQ), mi accresce come persona (ormai da più di trent’anni!) e, in tempi più recenti, anche come autore. Per chi è abituato a scrivere sempre in silenzio e solitudine, la creazione attraverso il dialogo vivo e diretto è un’esperienza fondamentale. 

RDN: Nel corso di questo 2020 è uscito il tuo ultimo lavoro “L’ombra del Passato” parlaci di questo nuovo libro…

SS: È un romanzo ispirato al cinema noir hollywoodiano e alla letteratura hard-boiled nordamericana. Ci sono un investigatore privato, cinico, disilluso e miscredente, una donna bella e fatale, un bugiardo cronico, una truffatrice senza scrupoli, una segretaria materna, un vecchio socio ubriaco, un duo jazz che si esibisce in un locale fumoso, un maggiordomo impomatato, un commissario moderno e disumano, un pappagallo, le rovine della guerra e quelle della nostra civiltà. Insomma, è un bel divertimento che, talvolta, diventa molto serio, anzi tragico. Come del resto capita alla vita di ciascuno di noi.  

RDN: Se dovessi usare tre aggettivi per descrivere il libro quali useresti?

SS: Agile, umoristico, ribelle.

RDN: Per chi volesse acquistare i tuoi libri dove possono trovarli?

SS: Le case dei libri sono le librerie e le biblioteche e mi auguro che lì si possano trovare anche i miei, di libri. Mi farebbe piacere saperli sugli scaffali di tutte le librerie d’Italia, li saprei a casa. Ma, se così non fosse, c’è sempre Amazon. D’altra parte, per tutto, ormai, c’è Amazon. Sic transit gloria mundi

RDN: Benissimo Stefano! Grazie ancora per la tua gentilissima disponibilità è stato un vero piacere parlare con te.

DB: Io ti ringrazio di cuore, per l’invito! A presto!

Come avete potuto vedere in l’Italia la passione e la curiosità sono due cose strettamente collegate per chi decide di dedicarsi all’arte perché per che sia un libro, una canzone o la sceneggiatura di un film che si scrive bisogna partire da essere per trovare uno stimolo e uno spunto da dove iniziare…

Con questo vi saluto e alla prossima!

Grazie da Almax Magazine per la cortesia e disponibilità. Con affetto e stima!

 

RECENSIONE DEL LIBRO "L'OMBRA DEL PASSATO" DI STEFANO SCIACCA

Ancora una volta torno a proporvi un libro che appartiene al genere noir e lo facciamo con Stefano Sciacca che è stato ospite della mia rubrica per questo mese.

Il libro che vi propongo è il suo ultimo lavoro e si intitola: “L’Ombra del Passato”.

Il libro è ambientato nel dopoguerra, per essere più precisi, è da poco terminata la Seconda Guerra Mondiale.

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Il protagonista principale è Michele Artusio un investigatore squattrinato che si trova a lavorare per due clienti diversi: il primo è Franco Cairo reduce di guerra che vuole ritrovare la moglie Teresa della quale non ha più notizie e il secondo cliente è Eva Valente, la classica Femme Fatale che vuole ritrovare il diadema da cui è ossessionata che è appartenuto alla nonna scomparsa. Entrambi i clienti lo pagano profumatamente e lui, cinico e in particolar modo avido, accetta senza nemmeno rifletterci sopra ma ben presto si renderà conto che qualcosa non quadra e si ritroverà con i due casi strettamente intrecciati. Il nostro Artusio però ormai ha imparato a conoscere l’animo umano e non si fa certo abbattere dagli ostacoli e chi lo sa magari li aveva anche previsti ma si ritroverà a scoprire che nonostante la sua diffidenza nei confronti delle persone non si smette mai di imparare quanto queste possano deludere e il male di sorprenderti.

Personalmente, come vi ho già detto le scorse volte, è un genere di libri che amo molto leggere perché soddisfano la mia curiosità e la mia voglia di arrivare sempre a scoprire la verità.

L’ho trovato molto scorrevole e piacevole nella lettura, in quanto viene utilizzato un linguaggio semplice, diretto e una descrizione delle situazioni necessarie a immaginare ad occhi chiusi quello che sta accadendo.

Ammetto di averlo trovato molto coinvolgente e divertente perché racconta i fatti con gli occhi del protagonista e soprattutto nei dialoghi contiene quella giusta ironia che credo sia fondamentale nella vita per non annoiarsi mai.

Consiglio questa lettura a tutti gli amanti del genere noir perché lo troverà molto spigliato ed intrigante allo stesso tempo ma con quella ironia tagliente che richiama il cinema hollywoodiano.

Inoltre vi ricordo che chi fosse interessato ad acquistare il libro di andare a visitare il sito web della casa editrice www.mimesisedizioni.it e sul portale di Amazon.

Auguro a tutti voi buona lettura!