GENNAIO 2024: INCONTRO CON RENATO GARBIN Foto/Video Reporter – Regia Video Editing Intervista a cura di Alessia Marani

Intervistare personalità famose e imprenditori di successo è un'arte che richiede passione, dedizione e una capacità innata di creare connessioni autentiche. Renato Garbin, un tempo noto come fotografo ciclistico, ha intrapreso una transizione affascinante verso il mondo dell'intervista, collaborando con emittenti televisive e radiofoniche. In questa intervista, esploreremo la sua evoluzione artistica e il suo impatto nel campo delle interviste.

Alessia Marani Ciao, Renato, grazie per avere accettato di realizzare questa piccola intervista, chiacchierata, per noi, anche sapendo bene quanto tu sia riservato. Le prime domande che mi vengono in mente di fare sono queste: come hai sviluppato la tua passione per l'intervistare personalità famose e imprenditori di successo? La tua transizione da fotografo ciclistico a un intervistatore di successo è affascinante. Puoi raccontarci il momento in cui hai deciso di ampliare il tuo campo artistico e intraprendere collaborazioni con emittenti televisive e radiofoniche? Creare un'atmosfera confortevole è uno dei tuoi punti di forza durante le interviste. Come riesci a stabilire rapidamente un rapporto autentico con i tuoi ospiti?

Renato Garbin – Beh, innanzitutto grazie a te per questa iniziativa, che fa seguito alle interviste fatte alle nostre collaboratrici e nostri collaboratori, per farci conoscere meglio dai nostri amici lettori. Un po’ mi fa sorridere questa, cosa, speriamo che non venga presa come una sorta di autocelebrazione, ma, più che altro, come una presentazione delle persone che danno vita alla rivista e alle altre attività di Progetto Almax, come te, che ne sei la Fondatrice.
Allora, cominciamo con un po’ di ordine… Non saprei dire se si tratta effettivamente di una “transizione” da fotografo, o, meglio, fotoreporter non professionista, anche se con un po’ di professionalità, esperienza, nel mondo della fotografia del Ciclismo, in mezzo a veri professionisti di mestiere, in questo settore, per tutte le Categorie di atleti, dai Giovanissimi, fino ai Professionisti, idem per la Categoria Donne, sia Junior, che Elite, cosa nata per caso, in quanto all’epoca ero praticante, sia pure nel ciclismo amatoriale ed ero in amicizia con un corridore ciclista, anche se più giovane, tra l’altro anche molto bravo. Poi, come succede spesso, da cosa nasce cosa, quindi quando lui si è sposato con una grande appassionata di fotografia, hanno aperto un negozio di fotografia ed è subito stato ingaggiato da un quotidiano locale per la pagina sportiva, relativa al Ciclismo, per ogni Categoria, appunto, ed è stato giocoforza finire con il collaborare con lui nei reportages fotografici delle gare, alternando le pedalate agli scatti fotografici, dato che mi dilettavo già a fotografare qualsiasi cosa fosse fotografabile. Poi, via via, come inviato foto reporter agli eventi più importanti del Ciclismo Professionale, acquisendo continuamente esperienze nuove, anche grazie ad un grande fotografo freelance giapponese, Harutoshi Fujiama, nell’ambiente chiamato simpaticamente “Arturo”, che mi ha dato delle dritte tecniche importantissime, le quali mi sono servite anche per altri Sports, come per la Volley, ad esempio, oppure, in alcune occasioni, anche se rare (non amando proprio quell’ambiente), nel calcio di promozione.

Vedi, Alessia, e tu lo saprai bene, sono le nostre passioni che ci aprono certe strade, perché se fai una cosa per passione, la fai con cura, ci metti del tuo, hai un tuo stile che emerge e non lo fai per apparire rispetto alla gente, ma proprio perché ti piace ottenere determinati risultati e non hai mai finito di imparare, cosa che vale ancora oggi, dato che conservo sempre questa passione, anche se poi ho finito per estenderla anche al mondo dello Spettacolo più conosciuto, tra Musicisti e altre situazioni Artistiche. Pure lo Sport, è spettacolo, per cui il passo è breve, solo che le ambientazioni e le varie condizioni tecniche per “lavorarvici” cambiano di molto, ma è proprio là, il tuffarsi in esperienze nuove, che servono per rivoluzionarci sempre, imparare continuamente, mantenendo comunque sempre i piedi molto ben piantati per terra, consapevole che basta un nulla per mandare all’aria occasioni importanti, perché l’errore può sempre essere dietro l’angolo. E poi, diciamocela tutta, non mi piace atteggiarmi “da fotografo”, perché considero sempre l’idea che la scena sia quella davanti all’obbiettivo e non deve essere dietro… Praticamente è come se “rubassi”, con discrezione, quei centesimi di secondo di immagine del presente, magari senza dare troppo nell’occhio, per non disturbare l’atmosfera che si sta vivendo in quel momento...

Per quanto riguarda la questione “interviste”, anche là, è frutto di esperienze giovanili sul palco, come attore brillante, assolutamente dilettante. Ho attinto da queste esperienze l’idea di rivolgermi ai personaggi con cui scambio “due battute”, considerandoli, con tutto il rispetto a loro dovuto, principalmente delle persone e non dei divi. Non ho soggezione, quindi, del personaggio come visto da sotto un palco, ma proprio a tu per tu, come si fa, appunto con chi svolge una certa attività, senza cadere nell’eccessiva confidenza, chiedendo di soddisfare delle curiosità relative ad un loro spettacolo, oppure a delle nuove canzoni, tutto qui.

E’ cercando di mettere a proprio agio l’Artista, la persona, con cui creo e cerco l’approccio d’intervista. Non essendo io un professionista, posso permettermi una certa umiltà, non certo di tipo servile, ma qualcosa di più rasserenante, rispetto ai giornalisti professionisti, spesso un po’ più formali. Per cui quando vedo che il mio interlocutore si tranquillizza, mi tranquillizzo anche io, perché così so che posso intraprendere un dialogo soddisfacente tanto per lui (o lei), quanto per me.

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Alessia Marani Quindi creare un'atmosfera confortevole è uno dei tuoi punti di forza durante le interviste. Come riesci a stabilire rapidamente un rapporto autentico con i tuoi ospiti?
Renato Garbin – Un po’ ho già risposto a questa domanda, nella precedente, in più posso dirti che è pure una questione istintiva, vado, come dire, “a pelle”. Già come vedo il personaggio, nel backstage, prima o dopo uno spettacolo, preferibilmente prima, “lo sento più o meno dentro” e quindi cerco di adeguarmi alla sensazione. Non sono un giornalista, categoria professionale di solito più formale, come già detto, ma anche senza il titolo ufficiale, mi sento investito moralmente della cosa, parto con le domande essenzialmente dal contesto in cui ci si ritrova in quel momento, così con personaggi perfettamente a me sconosciuti, di solito l’approccio funziona. Poi vedo come risponde e quindi proseguo con le domande, adeguandomi al personaggio. Nota bene: non ho mai con me una lista di domande, semplicemente ritengo che sia la domanda di partenza, quella più importante, le altre seguono come le ciliegie, una tira l’altra, per cui mi preparo nei momenti che precedono una intervista, leggendo note varie sulla manifestazione in corso e sul personaggio e quindi creo così la prima domanda, in modo “spontaneo”, così anche le risposte che ricevo, di solito, sono spontanee…

Alessia Marani La tua esperienza come presentatore televisivo ha sicuramente contribuito al tuo stile unico di intervistare. Quali sono gli elementi fondamentali che ritieni siano essenziali per condurre un'intervista fluida e coinvolgente?

Renato Garbin - Ecco, anche a questa domanda, un po’ ho fatto accenno nella precedente, per cui vedi che è tutto collegato alle proprie esperienze vissute. Poi, vabbè, subentrerà pure il fattore empatia naturale, può anche essere, ma questo lo devono dire i personaggi intervistati, più che io. So, però, con soddisfazione, che se dovesse accadere di dover intervistare ancora, successivamente lo stesso personaggio, in altri contesti, mi ritrovo un atteggiamento molto più famigliare e questo mi mette molto, molto a mio agio, per cui sono felice di questo risultato. L’esperienza di conduttore televisivo, opportunità che mi è stata offerta, qui in Sicilia, da Globus Television, di Enzo Stroscio, è sempre attinta dalle esperienze, sia pure dilettantistiche, sul palco di cui ho fatto accenno nelle domande precedenti. Il fatto di non avere soggezione di una o più telecamera, del microfono e di un Pubblico che assiste, mi consente di essere più “leggero” e spontaneo, per cui anche un’intervista in scena televisiva mi riesce allo stesso modo che durante un’intervista diretta, in un back stage o nei pressi di un palco.

Alessia Marani – La tua preparazione approfondita prima di ogni intervista è notevole. Puoi condividere con noi un esempio in cui la tua conoscenza approfondita ha portato a un momento particolarmente significativo durante un'intervista?

Renato Garbin - Mah, momenti significativi più che altri, non saprei raccontarteli, ogni intervista viene fatta con personaggi totalmente differenti uno dall’altro, per cui anche tu, che hai lo stesso tipo di esperienza, sai bene che ogni situazione è unica, irripetibile, a seconda del personaggio. Semmai posso ricordare interviste particolari, come con Marco Castoldi, in arte Morgan. Fu una cosa davvero estemporanea, dato che da Globus mi avevano chiesto di andare in una determinata località ad intervistarlo. Pensa, mai avrei immaginato di poter avere questa opportunità e la cosa si profilava di lì a poche ore, con giornalisti locali, con un proprio turno di intervista. Per cui, dato che non avevo preparato nulla in fatto di domande, mi sono tuffato allo sbaraglio, riuscendo, però, a creare una sorta di complicità vicendevole, che mi ha consentito di ottenere risposte molto interessanti, sul settore “Talent Show”, mentre l’ultima mia domanda, prima di essere stato gentilmente invitato dall’Addetta Stampa a consentire pure ad altri giornalisti di fare domande, dato che la conversazione tra Morgan e il sottoscritto aveva preso la piega della chiacchierata “tra vecchi amici”, lo aveva ingolosito alquanto. Sappiamo bene come possa trattare l’Argomento Musica, Morgan, per cui gli avevo chiesto come pensava avrebbero prodotto i propri brani Compositori Classici Illustri, come Bach, Mozart e via dicendo, oggi, avendo a disposizione, la tecnologia attuale. Mi ha fissato per qualche secondo, che valevano oro, poi mi ha confessato che una cosa simile non gliela aveva mai chiesto nessuno, prima d’ora, per cui la sua risposta fu “Se sei al mio concerto questa sera ti dedicherò la Toccata e Fuga di Bach, come penso l’avrebbe vissuta lui in epoca attuale”… E così ha fatto, nel corso del suo concerto, fuori scaletta, con una strizzatina d’occhio al sottoscritto. 

Poi, in seguito, ho avuto altre occasioni, sempre realizzate in estemporanea, senza assoluta preparazione, con altri personaggi che non sto ad elencare, sennò scriviamo un libro, ma basta dare un’occhiata sul mio profilo Facebook o il mio Canale, come il nostro, con “Almax Channel”, per vederne qualcuna. Ognuna di queste, ripeto, è unica, proprio perché sono capitate sempre con una repentinità imprevedibile, per cui ho provveduto sempre “a braccio”, come si dice e mai con appunti presi prima…
Un’altra occasione e poi chiudo questa risposta, a cui sono affezionato, è quella vissuta con Renzo Arbore, sempre in una località siciliana, in provincia di Enna, per Globus Television. La nostra Redazione mi aveva organizzato per quel pomeriggio, assieme a dei giornalisti (veri), una intervista concordata con l’Addetta Stampa della manifestazione che avrebbe preso il via, con il suo concerto, un paio d’ore più tardi. Ci era stato dato un turno, con tre domande a testa per ciascuno. Quando è toccato a me, l’Addetta Stampa in questione non sapeva più come fare, dato che delle mie tre domande, Renzo Arbore ha risposto come se le domande fossero state almeno sei o sette, tra l’altro divertendoci entrambi per le batture reciproche che ci siamo scambiati, per cui non potendo interrompere Arbore, non poteva prendersela con me…

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Alessia Marani – Come vedi l'evoluzione del mondo delle interviste e della comunicazione nei prossimi anni? Ci sono nuove sfide o opportunità, che tu possa prevedere?

Renato Garbin – Ahia, qui mi prendi un po’ in contropiede, Alessia, perché vedi anche tu la situazione che abbiamo intorno. Ormai, oggi, le interviste ufficiali non sono sempre seguite con interesse dalla massa maggiore del Pubblico e provo, magari sbagliando, a cercare di spiegare le varie cause di questo. Per prima cosa sembra che le persone si siano disaffezionate dalla lettura, come dell’ascolto, di interviste, proprio perché c’è molto meno comunicazione tra persone. Tutto viene ridotto a frasette e frasine, tutti con la pretesa del “dono della sintesi”, che riconosco non possedere, ma che, invece, riduce di molto la comprensione reciproca, portando spesso verso l’equivoco, il malinteso. Molte persone apprendono poca terminologia di conversazione, basandosi su luoghi comuni, fraseggi già preconfezionati e via dicendo, per cui, spesso, due righe in più – e lo rileviamo dai social network – danno pure fastidio.

Ci sono ancora, però, e meno male, persone che amano veramente leggere, anche senza dover esibire le loro letture per fare vedere che leggono tanto, come invece fanno alcune persone, quando il linguaggio usato, oppure le stesse frasi scritte sui social, li smentiscono spudoratamente. Leggere tutto, dai giornali, ai libri, per conoscere, valutare e non per sparlare su questo o quel personaggio. Poi, sempre i social, come certe trasmissioni tv, in testa i talent show, certi talk show, sono responsabili di fare sentire ogni utente qualcosa come una sorta di “giudice di talent”, ciascuno con il proprio giudizio, prevalentemente insindacabile, sempre tutti con il pollice inverso, oppure a difendere a spada tratta e insulto pronto all’uso, il proprio beniamino, scelto per simpatia, non sempre per reali valenze e talenti artistici o di altro genere.
Da qui possiamo ben capire le difficoltà di imbastire delle interviste, da qui in avanti, almeno secondo le sensazioni del sottoscritto, che spero infondate… In ogni caso, noi continuiamo a sperimentare approcci d’interviste con Artisti vari, conosciuti o meno, vuoi per “Musicando KellerLab”, il mio programmino dedicato a questo, valido tanto per FLYTV UK, del nostro amico Marino Rolfi, tanto per "Almax Channel Show”, sia per altre nostre prossime iniziative, perché ci piace farlo, perché è la nostra passione.

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Alessia Marani Quali sono i tuoi criteri nella selezione degli ospiti per le tue interviste? C'è un tipo di storia o di esperienza che trovi particolarmente interessante o stimolante?

Renato Garbin – Come accennato anche nella risposta precedente, fino ad oggi, a parte quelle che realizziamo ora in videoconferenza, le interviste vissute direttamente in loco, arrivano da sé, per cui non c’è una vera e propria “selezione di interviste”. Appena un comunicato stampa che riceviamo, può includere la possibilità di intervistare un Artista, un Personaggio, ci si organizza di conseguenza. Questo avviene ora con una certa consuetudine, ma, essenzialmente, è una condizione che ci ha abituato a seguire, la pandemia del Covid. Poi si è scoperto che questo consente una certa comodità, sia per i personaggi, sia nostra, per cui se n’è proseguito l’utilizzo. Ovvio che non sia la stessa cosa rispetto ad una intervista di presenza fisica, però vediamo che si può comunque realizzare qualcosa di gradevole e utile. Se poi è registrata e la si riesce a personalizzare con un po’ di editing video, meglio ancora, c’è pure il divertimento del montaggio personalizzato…

Alessia Marani – Dato che sei una figura chiave in Progetto Almax, come influisci sulla direzione delle interviste e sulla scelta dei temi trattati?

Renato Garbin – Grazie per considerarmi nei termini che hai espresso, ma per me è sempre un lavoro di squadra, fatto di proposte, valutazioni e quindi decisioni condivise. Ogni tanto capita pure che ci sia un personaggio che mi viene proposto da te o da qualche collega, così come può benissimo arrivare qualche idea nuova dai colleghi. Il tutto sarà sempre valutato in collegio e poi disposto di conseguenza. Sia io, che tu siamo ben consapevoli che gli altri collaboratori, salvo alcune occasioni particolari, siano già impegnati con il loro lavoro principale, per cui non sempre dispongono del tempo richiesto per realizzare di servizi, completare le proprie rubriche, interviste e quant’altro. Non siamo giornalisti di professione, ma ci occupiamo di questa attività, come già accennato, per pura passione, come alternativa alle solite cose quotidiane. Da pensionato posso godere di un po’ di tempo disponibile in più, anche se gli impegni privati sono diversi. Malgrado la tecnologia attuale ci possa essere d’aiuto, realizzare e mantenere viva una rubrica, sia pure a scadenza mensile, comporta tempo e impegno e chiunque segua questo tipo di attività, lo potrà sicuramente confermare.

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Alessia Marani – Qual è stata l'intervista più memorabile che hai condotto finora e perché?

Renato Garbin – Come ho accennato sopra, in realtà, sarebbero tutte memorabili, perché ognuna vissuta in contesti e con personaggi differenti tra loro, sia per le loro attività professionali, sia per livelli carismatici.

Alcuni personaggi li ho già menzionati, quindi, ma credo che l’occasione che è stata per me davvero emozionante, anche nell’intento di riuscire a realizzarla, sia stata sicuramente con il compianto Maestro Ezio Bosso. Anche in quel caso, non avevo preparato domande, ma mi sono lasciato ispirare dal personaggio, il quale, per quanto fosse prestigioso, mi ha accolto con una semplicità disarmante e una cordialità davvero incoraggiante. E’ stata una grande lezione di Musica, che mi porterò sicuramente nell’anima fino a quando vivrò… Organizzarla è stato davvero impegnativo, anche perché in pochissimo tempo, ma dovrò sempre ringraziare il Giornalista catanese Lucio Di Mauro, con cui ho spesso collaborato per delle mie video riprese, che ha potuto “intercedere” con l’addetto stampa del Maestro Bosso e farmi consentire così la realizzazione, mentre l’idea, la proposta di realizzare questa cosa, mi era stata data da un’amica calabrese che spesso bazzica artisti di alto livello. Ci siamo organizzati e siamo riusciti a combinare il tutto, anche se, inizialmente, le premesse non erano state incoraggianti, per il programma di lezioni che aveva il Maestro, quel pomeriggio. Poi, proprio Ezio Bosso stesso, aveva detto al suo addetto stampa che avremmo potuto fare la cosa, tranquillamente…

Alessia Marani Quali consigli daresti a coloro che aspirano a intraprendere una carriera simile alla tua nell'intervistare personalità di spicco?

Renato Garbin – Guarda, perdonami, ma mi viene da sorridere, alla parola “carriera”… Non mi sembra di avere vissuto, fino ad oggi, il concetto di “carriera”, dato che tutte queste cose le ho sempre fatte senza fini economici di qualsiasi tipo, ma per un obbiettivo di “arricchimento” di tutt’altro tipo, intendo mio personale, interiore.
Tuttavia conosco tanta bella gioventù, ragazzi e ragazze, che vengono attratti da questo tipo di attività e mi viene spesso chiesto come si possa entrare in quel tipo di “giro… Confesso che ad oggi l’ambiente sia davvero molto diverso, da quando ho iniziato, per cui mi ritrovo abbastanza imbarazzato nel dare loro la risposta migliore. Purtroppo oggi il giovane che si approccia sia all’attività di foto, che al video reportage, mira subito alla fama, al successo, al proprio nome scritto nei credits di eventi prestigiosi, agli introiti economici di spicco, ignorando che chi si trova avanzato nell’età, degli “anta”, possa avere attraversato di tutto, per ritrovarsi dov’è ora. Questo per quelli come me, ma per quelli che ne hanno fatto la loro professione più importante, penso ancora peggio.
Nessuno ti regala nulla, ma per ottenere dei risultati, devi per forza farti il mazzo per tanto tempo, commettere errori, studiarli umilmente e sapervi porre rimedio. Io sono essenzialmente autodidatta, basando tutto sull’esperienza diretta, leggendo ogni tanto il libretto di istruzioni di fotocamere e telecamere, solo relativamente ai problemi tecnici che andavo incontrando, con la fortuna, davvero, di potermi consultare direttamente con dei veri professionisti del settore, che mi hanno davvero dato una gran mano in questo. Per saltare tutto questo lasso di tempo, che può essere richiesto da un’autodidattica, oggi ci sono delle ottime scuole per fotografi e video operatori, ma anche interessanti tutorial su You Tube.

Io stesso vado a curiosare, di tanto in tanto, per trovare eventuali situazioni, soluzioni, idee tecniche nuove, trovandone raramente, se non associate a nuovi programmi, che di nuovo, interessante, faticano davvero ad offrirne.

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Alessia Marani – Renato, hai intervistato Big della televisione italiana ed estera. C'è qualche differenza nel modo in cui affronti le interviste a personaggi provenienti da contesti culturali diversi?

Renato Garbin – Si, ad oggi posso dire di sì, una volta potevo pure pensare di generalizzare un po’ di più, ma anche grazie a Marino Rolfi, con la sua Tv inglese, FLYTV UK, appunto, scopro che culture e modi di fare, pensare, vedere le cose, di differenze ce ne siano diverse. Anche lo stesso Marino Rolfi, alla fine, si è reso conto che tra Italia e Regno Unito, ci siano abissi che soltanto una certa apertura di vedute, verso altre culture, si possono colmare. E se si possono colmare con gli Inglesi, occorre saperli colmare anche con culture davvero più distanti da noi, tipo le Filippine, zc esempio (e sorrido) di cui il nostro è appassionato, anche per motivi suoi personali.
Vedi, è un’anticipazione che faccio, a breve avrò a che fare con un Maestro di Musica, che dirige più Gruppi Musicali, di estrazione diversa tra loro, ma non in Italia, bensì in Argentina. Questo Maestro, che credo io ti abbia già fatto conoscere a suo tempo, ossia Giuliano Ovando Salemi, è di origine siciliana, ha formato una comunità culturale italo argentina a Santafè e quindi ci fa conoscere un’identità artistica locale, che, benché di origini sicule, è molto influenzata dall’atmosfera latina, di quelle Terre lontane da noi, per cui non posso fare altro che apprendere, ancora una volta, cose bellissime e nuovissime e cercare di ritrasmetterle poi al nostro Pubblico Italiano.
Restando tra noi, in Italia, come nel senso della tua domanda, posso rispondere che, certo, sì, nel mondo della scultura, vedi, ad esempio, il nostro amico, conosciuto Carmine Susinni, ad esempio, autore dell’Opera scultorea iperrealista, intitolata a Lucio Dalla, intitolata, appunto “L’Amico Lucio”,  esposta nel 2015 nel viale Cumano, in occasione dell’EXPO, per volontà del critico d’Arte (oggi in mezzo ad alcune vicissitudini) Vittorio Sgarbi, ho dovuto adattarmi al personaggio scultore, alla sua particolarità e alla sua attività differente, rispetto ad una rock band oppure un cantante singolo. Per fortuna ho seguito il percorso della sua Opera dall’inizio e mi trovavo già preparato, in più tra l’Artista e il sottoscritto già c’era una certa amicizia in corso, per cui mi sono trovato avvantaggiato, come fu per un altro Artista, questa volta appartenente al mondo dell’Arte Contemporanea, Andrea Francolino, reduce allora, addirittura, della terza, se non ricordo male, edizione del GF. Anche là fu un incontro casuale, subito associato ad una buona empatia reciproca, che mi ha fatto aprire un universo fantastico in quell’ambiente per me ancora tabù prima di quell’epoca, per cui eccomi a diverse mostre e manifestazioni varie, con reportages foto videografici dedicati alle varie occasioni a cui andava partecipando. Con rammarico ricordo che ho addirittura rinunciare, per questioni mie, private, ad un viaggio report a Parigi, su suo invito, tutto spesato, dove ha una sua galleria d’Arte, per realizzare un servizio sulle sue opere.
Insomma, per chi ancora volesse affermare che l’Arte non si mangia, avrei pronte decine di smentite. L’Arte si vive, non si deve mangiare… a parte ciò che concerne l’arte della cucina alimentare. L’Arte, in genere, non è un panino, anche se, pure un panino, ma fatto bene, è pur sempre un’Opera d’Arte.

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Alessia Marani – Nel corso della tua carriera, hai mai affrontato situazioni inaspettate durante un'intervista? Come gestisci le improvvisazioni e mantieni la professionalità?

Renato Garbin – Ancora la “carriera”? Ma è proprio una fissa, la tua, eh? Ha!Ha!Ha! Vabbè, lo so, mi vuoi troppo bene… Scherzi a parte… Si, già lo avevo accennato. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Dato che, spessissime volte, gestisco io stesso le riprese con le mie videocamere, delle mie interviste, salvo alcune altre, almeno qui in Sicilia, di cui mi avvalgo di un validissimo cameraman, Gianluigi Gallo Caruso, ex collega di Globus Television, con il quale sono rimasto in amicizia, ho sempre una fifa boia di qualche problema tecnico, qualche black out delle macchine, per cui sono sempre all’erta e con una cura maniacale del mezzo tecnico, faccio un sacco di prove, prima di partire con un’intervista. Però, può capitare che, vuoi a causa della stanchezza (orari notturni di concerti e cose varie, ad esempio), mi possa dimenticare nomi o situazioni che riguardano il personaggio da intervistare, specie di persone incontrate la primissima volta, tipo in quell’occasione in cui mi dimenticai il nome della percussionista, pluristrumentista Antolini (vedi che lo sto dimenticando ancora adesso il suo nome, rispondendo alle tue domande?) di Vasco Rossi. Lei, seccata, dopo il concerto, interruppe l’intervista e mi mandò a quel paese, per il fatto di avere avuto l’empasse  sul suo nome. Dal suo punto di vista non posso darle torto, ma davvero non ci posso fare nulla, se un pur valido Artista, non mi rimane nella mente, qualche motivo, più o meno misterioso, ci sarà pure, no?... In ogni caso non sparo mai polemiche, mi ritiro dignitosamente nelle mie “quinte” e aspetto che l’emozione e la contrarietà passino, possibilmente coadiuvate da una bella pinta di birra.

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Alessia Marani – Con la tua vasta esperienza, hai notato dei cambiamenti nelle aspettative del pubblico riguardo alle interviste nel corso degli anni? Se sì, in che modo hai adattato il tuo approccio?

Renato Garbin – Beh, in un certo modo, abbiamo un po’ tutti noi, spesso notato, nelle tue, come nelle mie, interviste, che il mondo artistico, specie dopo il Covid, fosse molto cambiato, così come l’atteggiamento in generale, del Pubblico. Forse questo cambiamento ci sarebbe comunque stato, ma il Covid ha dato quella botta in più per accelerarne il cambiamento. Altra origine del cambiamento, la reputo sempre a certe reti tv, che hanno contribuito moltissimo a banalizzare l’Arte, lo Spettacolo. Insomma un mix di situazioni che poi tornano contro a chi lo Spettacolo, lo vuole condividere con i propri reportages, cercando di valorizzare Artisti che, non sempre per colpa loro, siano rimasti nell’ombra, rispetto ad altri, forse un po’ forzatamente, imposti dai media…

Alessia Marani La tua abilità nel fare domande di follow-up è notevole. Come decidi quando approfondire un argomento specifico durante un'intervista?

Renato Garbin – Beh, ripeto, è una questione, appunto, di empatia reciproca con l’Artista intervistato/a che deve scattare già dal primo approccio. Se l’Artista è naturalmente portato verso una propria apertura di vedute, il gioco diventa più facile, altrimenti si rimane sulle domande essenziali. Certe cose le ho imparate, devo dirlo, anche dovendo ascoltare altri intervistatori/trici, più formali e con tanto di lista domande, mentre li/le riprendevo con le mie telecamere, pensando a domande che non avrei mai fatto o che sarebbero state meglio fare, cosa che poi, in più occasioni, quando mi veniva concesso di intervistare a mia volta, provvedevo a fare. Occorre sempre lavorare di immaginazione, sulle reazioni umane dell’Artista intervistato/a e agire di conseguenza, anche se non si deve mai, comunque, generalizzare. Sai bene come siano fatti certi Artisti, no?

Alessia Marani Oltre alle interviste, sei coinvolto in Progetto Almax. In che modo il tuo ruolo in questo progetto ha influenzato il tuo approccio alle interviste e viceversa?

Renato Garbin – Questo ruolo è stato applicato, come ben sai, anche in altre occasioni, per tv o contesti diversi, per cui, l’esperienza vissuta, mi porta ad adattare i miei approcci verso gli intervistati, seguendo lo stesso mio istinto. Non è una sigla televisiva a potermi cambiare, anche perché, finora, mi è sempre stata concessa, in tutti i casi, tantissima carta bianca, in questo. Mi troverei, forse, più in difficoltà, se mi fossero imposti dei cliché non miei, modalità a cui non fossi abituato o non mi potessero piacere. Le cose forzate, lo sai bene, condizionano sempre in negativo i rapporti con le persone. Finora, per fortuna, di forzature non ne ho mai dovute subire, per cui mi è sempre andata bene, sotto questi aspetti e il risultato lo conosci.

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Alessia Marani – C'è un sogno nel mondo dell'intervista che non hai ancora realizzato? Quali sono le tue aspirazioni future in questo campo?

Renato Garbin – Ce n’è più di uno, di questi sogni, purtroppo la vita ha fatto in modo di non potermeli fare realizzare, tipo una bella intervista con Lucio Dalla. Sono certo che ne sarebbe venuta fuori qualcosa di veramente carino, “pazzi estroversi” come presumo saremmo apparsi entrambi, oppure una bella intervista, anzi, una bella chiacchierata profonda, con Franco Battiato. Abbiamo scambiato molto spesso delle battute tra noi, ma mai una intervista registrata. Un rammarico che mi è sempre rimasto nel cuore, anche per causa di “certe addette stampa” troppo esclusiviste, che poi, grazie ad un certo Karma, sono rimaste fuori da altri contesti invece a me favorevoli, ma che non hanno mai colmato quelle mancate interviste… A tutt’oggi posso dire di non avere l’aspirazione di intervistare dei personaggi, piuttosto che altri, dato che la sensazione generale è diventata piuttosto piatta, per cui qualsiasi Artista o personaggio incontrassi, mi farebbe lo stesso piacere. Forse sono io che sto invecchiando a portarmi a questo modo di vedere, chissà…

Alessia Marani Essendo una figura di riferimento per Progetto Almax, quali sono le sfide che affronti nel mantenere l'originalità e la rilevanza delle tue interviste in un ambiente mediatico in continua evoluzione?

Renato Garbin – Ecco, vedi, è più o meno quello che intendevo dire nella domanda precedente. Posso dire senza voler passare eccessivamente per presuntuoso, che sono sempre pronto a proporre delle cose originali con qualsiasi personaggio dovessi incontrare, lo si potrà forse notare nelle più recenti interviste che abbiamo realizzato, sia in ambito Almax Channel o Magazine, sia per FLYTV Uk. Le sfide nuove sono sempre dietro l’angolo, costantemente. Ci vengono spesso proposte da agenzie stampa diverse, per cui non sono impreparato al nuovo, semmai dovrò assimilare in poco tempo personalità e ambienti legati a loro a cui non sono abituato, ma non ritengo di trovare nelle novità degli ostacoli insormontabili, anche perché conservo sempre una certa apertura alla curiosità di conoscere, scoprire, sia nuove persone, che nuovi mondi, ambienti.

Alessia Marani  Renato, la tua carriera ha attraversato diverse fasi artistiche. Ci sono aspetti specifici di ciascuna fase che ritieni abbiano contribuito maggiormente alla tua crescita professionale?

Renato Garbin - Ha! Ha! Ha! E ridalli con la “carriera”! Ok, dai, diciamo “esperienza”… Si, ce ne sono eccome. di aspetti specifici! Sono, diciamo, dei risultati di sperimentazioni dirette in diversi settori. Credo che tu possa comprendere, come comprenderanno diversi nostri lettori, perché pure tu stessa hai vissuto dette sperimentazioni, sia nel canto, che nella recitazione in alcuni videoclip, quanto nel condurre determinati programmi e interviste con personaggi noti o meno noti. Anche io ho sperimentato il canto, ad esempio, ma rigorosamente in privato, comprendendo però, così, le difficoltà implicite in questa attività, che ho deciso di non intraprendere nel modo più assoluto, perché come cantante sono una vera frana, comprendendo che i cantanti non svolgano questa attività nella facilità più assoluta, come invece qualcuno pretenderebbe di dimostrare. Solo dei veri talenti, al di là dei talent show, hanno le possibilità di farne una carriera (ecco, qui ci sta bene la parola “carriera”) a lungo termine e con il giusto, meritato successo, magari non sospinto a forza dai media, ma proprio dalla domanda del pubblico più preparato a questa attività artistica, che apprezza il meglio e sa scegliere, in mezzo a tantissima mediocrità proposta da certi media, appunto. Idem vale per il teatro, per la fotografia e le video riprese, così come per il montaggio, il cinema. Ogni esperienza insegna qualcosa, si tratta di saper cogliere le lezioni giuste e lasciar stare le cose che non sono adatte a noi, senza volerle invece imporre ad altri, con la presunzione di saperle far perfettamente, rispettando però chi intraprende determinati percorsi, appunto conoscendone le difficoltà di base.
Forse oggi, con le esperienze acquisite, potrei darmi del “professionista”, ma ancora non mi sento soddisfatto di ciò che vorrei dare, per cui mi piace di più pensare di essere un eterno dilettante…

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Alessia Marani – Hai mai ricevuto feedback particolarmente significativi da parte degli ospiti delle tue interviste? C'è qualche momento o commento che ti ha colpito particolarmente?

Renato Garbin – E qui la domanda mi sorprende un po’, ma so che da te ci si può aspettare qualsiasi tipo di domanda, per cui, la raccolgo volentieri e ci ragiono un po’ sopra, dato che ai feedback ricevuti non ci avevo mai pensato, non ci avevo mai fatto caso. Facendo, però, mente locale, sì, ci sono diversi Artisti intervistati che mi hanno in seguito ringraziato per le modalità che ho usato con loro. Ma il “feedback” migliore è sempre quello di essere ricordati e riconosciuti in modo positivo, piacevole, nell’ essere accolti famigliarmente in situazioni, incontri successivi, un abbraccio amichevole, da parte di un Artista o, comunque, personaggio noto, non ha prezzo e costituisce sempre un fattore importante e gratificante. Poi, se becchi quello che fa finta di nulla, sai bene che la cosa potrebbe essere pure reciproca! Ha!Ha!Ha!... Evidentemente quelli/e pieni/e di se si identificano da soli/e, per cui non è che mi possano venire a mancare, ma si tratta di vere e proprie rarità, che pagano da soli/e il loro atteggiamento. Sia noi, quanto il pubblico, sa bene trattare chi se la tira troppo, no?

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Alessia Marani Infine, come mantieni l'equilibrio tra la tua carriera di intervistatore e la tua vita personale? Quali sono le tue strategie per gestire il carico di lavoro e il successo?

Renato Garbin - Il “segreto” in questo, sta proprio nel non considerarla una carriera, come insisti a definirla tu, ma come un semplice bagaglio personale di esperienze. Posso dire, ironicamente, che se dovessi, ad un certo punto, intraprendere il mio viaggio nell’aldilà, dovrei procurarmi almeno un bel furgone, per caricarvici questi bagagli di esperienze e portarmeli con me. Scherzi a parte, è un po’ impegnativo, come per tutte le passioni, di tutti, fare conciliare il tempo dedicato a certe attività, con la vita privata, per cui anche in questo, gli Artisti hanno moltissima mia comprensione e rispetto. Per il resto, faccio come gli hobbisti, mi occupo delle cose tipo interviste, montaggi, foto e video reportages, nei ritagli di tempo libero, sempre più ridotti, purtroppo, perché la vita privata, la famiglia, devono avere sempre una loro priorità, per non ritrovarsi mai, un giorno, con il rimpianto, il rimorso, di non avere dedicato loro le nostre attenzioni a sufficienza. Fosse un lavoro, per cui guadagnarsi la pagnotta, sarebbe un conto, ma essendo un’attività prettamente ricreativa, la vedo così e continuerò a vederla sempre così. Semmai, come abbiamo considerato nelle domande precedenti, i giovani che volessero approcciarsi a certe attività per farne un lavoro vero e proprio, possono sempre ottenere da me dei consigli, almeno nei limiti delle mie conoscenze dirette, questo sì, sempre, anche se il progresso tecnologico scappa in avanti a velocità impressionante e diventa sempre più difficile, specie ad una certa età, seguirne il passo, da bravo “boomer” qual io sia, oggi.
per non parlare dell’attuale fenomeno dell’intelligenza artificiale che non vedo di buon occhio, perché sono di quelli che l’Arte se la deve vedere creata manualmente, con ingegno e fantasia. Tuttavia, se usata con il giusto criterio, come per tutte le cose, può sempre tornare utile, ma devi sempre considerarla un’utilità, non un mezzo solo per avvantaggiarti rispetto a chi prosegue senza farne uso…

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Alessia Marani – Grazie per le tue dettagliatissime, come sempre, risposte. Ora anche in questo 2024, abbiamo tanto lavoro, tante esperienze nuove da affrontare, andiamo avanti con le nostre collaborazioni, come sempre!

Renato Garbin – Grazie a te, per le domande che mi hai posto, spero possano tornare utili per i nostri amici, in particolare per coloro che volessero intraprendere queste attività. Una raccomandazione: Siate sempre voi stessi e non fate le cose soltanto per darvi un’apparenza, ma coltivate le vostre passioni studiando a fondo i passi che farete, per ottenere di risultati soddisfacenti. E’ su quelli che potrete costruire un successo consistente nel futuro.

È stato un piacere intervistare Renato Garbin e scoprire di più sulla sua esperienza e contributo. Auguriamo a lui molti anni di collaborazione continuativa e di successo. Grazie per la sua partecipazione e il suo tempo dedicato a questa intervista. Un caro saluto e in bocca al lupo per tutti i futuri progetti!